Silenzi Messaggeri
Jamie viveva in una cittadina fredda e ghiacciata, come inverni
che non hanno la forza di abbandonare corpi, come
neve che cade giù senza il coraggio di sciogliersi e divenire acqua.
Non lo era mai stata acqua, Jamie. Non era mai riuscita a
sciogliersi: la neve era troppo alta per il luogo in cui risiedeva,
il cielo troppo cupo, la Luna troppo grande. Camminava tra
le strade, e gli occhi divenivano quasi cristallo impossibile da
distruggere, impossibile da infrangere. Come cristallo, anche
il suo cuore. Vita racchiusa in bolla di vetro e non conosciuta
pienamente, non vissuta davvero. Sogni davano il via ad
immagini frutto di fantasia che balenavano dinnanzi alla sua
mente, divenendo quasi realtà; Jamie sapeva che mai lo sarebbero
stati, realtà... sapeva che la neve cadeva giù per ragioni
a lei sconosciute, credeva nei misteri. Credeva in quei misteri
che risiedevano in case portatrici di calori, credeva in quei misteri
per cui i sentimenti divenivano mete da raggiungere.
E allora, camminava in quelle strade colme di ghiaccio e
acqua non ancora sciolta; camminava mentre parole le scorrevano
in inconsci traditori, inconsci che non potevano esprimere
ciò che sentiva. Non poteva. Non poteva dimostrare al
mondo intero che anche lei era umana, non poteva dimostrare
che vivere significava qualcosa di molto più grande rispetto
al semplice fatto di essere vivi. E così ricordi continuavano
a scorrere, a scorrere... a scorrerle nell’anima, nel cuore e in
quella mente apparsa ormai vuota. Non aveva più la forza di
ricordare, non aveva la forza di chiudere occhi e pensare. Solo
caos attorno a lei, solo caos ruotava in quella testa, mentre
tutto il mondo le ruotava attorno, mentre tutto il mondo la
guardava e non la riconosceva, mentre tutto il mondo diveniva
bersaglio da distruggere.
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